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La nuova disciplina della legittima difesa in Italia: analisi della riforma e delle sue implicazioni



Autore: PEDA' Antonino

Corresponding Author: CONTE dr Massimiliano

ISSN: 2785-0692


Conte Massimiliano

Sommario:

  1. Introduzione;

  2. La disciplina della legittima difesa prima della riforma;

  3. Le modifiche introdotte dalla Legge n. 36/2019;

  4. I principali nodi giuridici e critiche alla riforma;

  5. Giurisprudenza e prime applicazioni pratiche della riforma;

  6. Legittima difesa e criminologia;

  7. Implicazioni sociali e prospettive future;

  8. Sitografia



  1. Introduzione

La legittima difesa è un principio cardine del diritto penale, permettendo a una persona di proteggersi da un’aggressione senza incorrere in responsabilità legale. In Italia, essa è disciplinata dall’articolo 52 del Codice Penale, che stabilisce i requisiti affinché un atto difensivo possa essere ritenuto legittimo.

 

Negli ultimi anni, il tema ha acquisito grande rilevanza, culminando nella riforma introdotta con la legge n. 36 del 2019. Tale intervento normativo ha introdotto una presunzione di proporzionalità tra difesa e offesa in determinati contesti, con l’intento di garantire maggiore tutela a chi si difende nella propria abitazione o attività commerciale. Tuttavia, la modifica ha generato dibattiti e interpretazioni contrastanti, sia dal punto di vista giuridico che politico.

 

Questo studio esaminerà l’impatto della riforma, le sue conseguenze pratiche e le principali controversie giurisprudenziali emerse a seguito della sua applicazione.



  1. La disciplina della legittima difesa prima della riforma

Prima della modifica del 2019, l’articolo 52 c.p. stabiliva che l’utilizzo della forza fosse giustificato solo se soddisfaceva determinati requisiti:

 

·       Attualità del pericolo: la minaccia doveva essere concreta e immediata. Ciò significava che la difesa era lecita solo quando il pericolo era effettivo e non meramente ipotetico. Non era possibile reagire a un pericolo che avrebbe potuto verificarsi in futuro, per quanto probabile.

 

·       Necessità della reazione: la difesa doveva essere l'unica via per evitare il danno. Questo presupposto implicava che la vittima non avesse alternative come la fuga o l'intervento delle forze dell'ordine. I giudici valutavano attentamente se l'aggressione avesse lasciato davvero altre opzioni disponibili.

 

·       Proporzionalità tra offesa e difesa: la risposta doveva essere proporzionata alla gravità della minaccia. Ad esempio, un’aggressione con le mani nude non giustificava una reazione letale con un'arma da fuoco.

 

La giurisprudenza aveva il compito di bilanciare questi fattori, valutando caso per caso la legittimità della difesa. Il principio di proporzionalità era fondamentale, con particolare attenzione ai casi in cui l'aggredito aveva usato un'arma contro un aggressore disarmato. In molti casi, i giudici hanno escluso la legittima difesa se la reazione risultava eccessiva rispetto alla minaccia ricevuta.

 

In assenza di uno dei requisiti sopra citati, la reazione poteva essere considerata eccessiva, comportando responsabilità penale per eccesso colposo di legittima difesa. Anche se l’aggredito si trovava in una situazione di pericolo, la sua reazione poteva essere giudicata sproporzionata e penalmente rilevante. Questo concetto di eccesso colposo era particolarmente complesso, dato che implicava la valutazione delle emozioni e dello stress psicologico vissuti durante l'aggressione.

 

Un elemento chiave nella valutazione della legittima difesa prima della riforma era l'interpretazione dell'“inevitabilità” della reazione. La Corte di Cassazione ha spesso sottolineato che la vittima doveva provare di non avere altra scelta se non reagire con la forza. Ciò ha portato a decisioni controverse in cui l'aggredito è stato condannato perché i giudici ritenevano che ci fossero altre soluzioni per evitare il conflitto.



  1. Le modifiche introdotte dalla legge n. 36/2019

La riforma ha portato un cambiamento significativo nella valutazione della proporzionalità tra offesa e difesa, soprattutto nei casi in cui la difesa avvenga all’interno di un luogo privato come la propria casa o attività commerciale.

 

Questo ha determinato una protezione più forte per chi è costretto a difendersi in ambienti considerati inviolabili. La legge ha introdotto una presunzione di proporzionalità, eliminando la necessità di provare il bilanciamento tra la minaccia e la difesa, purché la reazione avvenga in situazioni di pericolo imminente.

 

Un altro aspetto innovativo riguarda il riconoscimento dello stato di grave turbamento psicologicoed emotivo in cui può trovarsi l’aggressore. Questo punto ha sollevato ampio dibattito, poiché la valutazione del “grave turbamento” potrebbe portare a interpretazioni soggettive e divergenti.

 

Secondo la riforma, chi si trova in pericolo imminente all’interno della propria abitazione o del proprio esercizio commerciale può reagire senza dover giustificare la proporzionalità della difesa, riconoscendo l’impatto emotivo che un’aggressione può causare. Tuttavia, la distinzione tra una reazione legittima e una eccessiva continua a essere un punto delicato nella sua applicazione.

 

Inoltre, la nuova normativa ha modificato le conseguenze processuali per chi invoca la legittima difesa. Prima della riforma, chi reagiva a un’aggressione doveva affrontare lunghi procedimenti legali per giustificare la propria condotta. L’introduzione della presunzione di proporzionalità ha ridotto il rischio di essere coinvolti in procedimenti penali, con l’obiettivo di garantire maggiore certezza giuridica. Tuttavia, permangono criticità relative alla discrezionalità nell'interpretazione della norma da parte dei giudici.

 

La riforma ha anche generato un acceso dibattito politico e sociale, con posizioni contrastanti tra chi sostiene l’ampliamento della difesa e chi teme che ciò possa portare a un uso eccessivo della forza. Alcuni esperti avvertono del rischio che la nuova disciplina aumenti i casi di violenza privata e riduca la propensione a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine.

 

Al contrario, i sostenitori della legge sottolineano che essa risponde a una crescente richiesta di protezione della sicurezza domestica.

 

Dal punto di vista comparativo, pur essendo un passo importante, la normativa italiana rimane più restrittiva rispetto a quella di altri paesi, come gli Stati Uniti, dove il "castledoctrine" offre un diritto quasi assoluto alla difesa domestica. In altri Stati europei, invece, persiste un approccio più cautelativo, che richiede comunque una valutazione attenta della proporzionalità della reazione.

 

In sintesi, la riforma ha ampliato le possibilità di ricorrere alla legittima difesa, mirando a garantire una maggiore protezione per chi si trova in pericolo nella propria abitazione. Tuttavia, permangono interrogativi interpretativi e applicativi che necessitano di essere chiariti attraverso la giurisprudenza, affinché vengano definiti meglio i confini e le condizioni di applicazione della nuova normativa.



4.     I principali nodi giuridici e critiche alla riforma

Nonostante l’obiettivo di garantire una maggiore protezione a chi si difende, la riforma ha suscitato numerosi dubbi sia sotto il profilo giuridico che sociale. Uno dei principali temi di discussione riguarda la possibilità di applicare la legittima difesa in modo arbitrario. La presunzione di proporzionalità, sebbene intesa a semplificare la valutazione della legittimità della reazione, potrebbe portare a situazioni in cui la risposta difensiva risulti esagerata rispetto al pericolo effettivo. Ciò solleva il problema di distinguere tra autodifesa legittima e abuso della forza.

 

Un altro punto critico riguarda la definizione del "grave turbamento". Questo concetto, pensato per tenere conto dell’impatto psicologico dell’aggressione sulla vittima, apre a interpretazioni che potrebbero variare notevolmente da caso a caso. Alcuni esperti sottolineano come la mancanza di parametri oggettivi per valutare il turbamento psicologico possa generare incertezze applicative, dando ai giudici un ampio margine di discrezionalità. Questo potrebbe comportare un trattamento diverso per casi simili, a seconda delle inclinazioni interpretative del tribunale.

 

Il confronto con altri sistemi giuridici rappresenta un altro punto di riflessione. In paesi come gli Stati Uniti, la "castledoctrine" fornisce una protezione più ampia per chi si difende in casa, consentendo una risposta quasi automatica a un’intrusione. Tuttavia, in molti Stati europei, come Germania e Francia, il principio di proporzionalità è più rigoroso rispetto alla riforma italiana, e richiede sempre una valutazione caso per caso della necessità e dell'adeguatezza della difesa.

 

Infine, alcuni temono che la riforma possa aumentare i casi di giustizia privata. Con una protezione legale maggiore, alcuni cittadini potrebbero sentirsi giustificati a reagire con violenza anche in circostanze in cui in passato avrebbero chiesto aiuto alle forze dell'ordine. Questo potrebbe tradursi in un incremento dei conflitti violenti e in un indebolimento del principio secondo cui la sicurezza pubblica è gestita dallo Stato e dalle sue autorità.

 

In sintesi, la riforma ha avviato un dibattito significativo sulla sicurezza e sui diritti individuali, cercando di bilanciare la protezione personale con il rischio di un uso improprio della forza. Sarà la giurisprudenza, nei prossimi anni, a determinare gli effetti concreti della norma e a capire se le criticità emerse porteranno a problematiche reali o se la riforma riuscirà a garantire una maggiore protezione senza compromettere i principi del diritto penale.


  1. Giurisprudenza e prime applicazioni pratiche della riforma

Nei primi anni dopo l'introduzione della riforma, i tribunali hanno dovuto affrontare diverse problematiche relative all’applicazione delle nuove norme. Le interpretazioni giuridiche sono state differenti a seconda dei casi specifici, creando una giurisprudenza diversificata e a volte controversa.

In alcune decisioni, i giudici hanno confermato la validità della presunzione di proporzionalità tra offesa e difesa, accettando la legittima difesa anche in situazioni che, prima della riforma, avrebbero richiesto un’analisi più rigorosa del bilanciamento tra minaccia e reazione.

 

Ad esempio, nei casi di intrusione in casa, i tribunali hanno ritenuto che la semplice presenza di un intruso armato o minaccioso giustificasse l'uso della forza difensiva, senza necessità di considerare se la vittima avesse potuto evitare il conflitto.

 

Tuttavia, ci sono stati anche casi in cui i giudici hanno ritenuto necessario un esame più attento della minaccia, considerando se la reazione fosse proporzionata al pericolo effettivo. Un caso emblematico riguarda un commerciante che, pur avendo sparato a un ladro, si è visto contestare la sproporzione della sua risposta, poiché il ladro era disarmato e stava scappando. In questo caso, il tribunale ha stabilito che la presunzione di proporzionalità non fosse automatica e che fosse necessario valutare la reale necessità di difesa.

 

Un altro aspetto importante emerso nelle prime applicazioni giurisprudenziali è il concetto di "grave turbamento". Alcuni giudici hanno considerato che la forte paura provata dalla vittima giustificasse una reazione più intensa, mentre in altri casi la difesa non è stata accettata per la mancanza di prove concrete sul turbamento psicologico. Questo ha sollevato dubbi sull’efficacia della norma e sulla necessità di parametri chiari per valutare l’impatto emotivo dell’aggressione sulla vittima.

 

Dal punto di vista procedurale, si è osservato un calo delle denunce penali per chi invoca la legittima difesa, grazie alla presunzione di proporzionalità. Tuttavia, questo non ha impedito che venissero condotte indagini approfondite, soprattutto quando la dinamica dell'incidente non era chiara o c'erano dubbi sulla necessità della reazione.

 

In generale, la giurisprudenza ha mostrato un’applicazione variegata della riforma, con alcuni casi che favoriscono una lettura più estensiva del diritto alla difesa, mentre altri si concentrano sulla necessità di mantenere la proporzionalità. La giurisprudenza futura sarà cruciale per definire i limiti della legittima difesa alla luce della riforma introdotta dalla legge n. 36/2019.


  1. Legittima difesa e criminologia

Il concetto di legittima difesa è strettamente legato a diverse teorie criminologiche che studiano il comportamento di vittime e aggressori in contesti conflittuali. Un elemento centrale è la percezione della minaccia, che gioca un ruolo fondamentale nella decisione di reagire con forza.

La paura di subire un danno grave può spingere una persona a difendersi con violenza, un aspetto che viene approfondito dalla vittimologia, disciplina che analizza il comportamento delle vittime e il loro ruolo nei crimini.

 

In criminologia, si distingue tra vittimizzazione primaria e secondaria. La vittimizzazione primaria riguarda il danno diretto subito da un crimine, mentre la vittimizzazione secondaria si riferisce alla sensazione di insicurezza e alla percepita ingiustizia legato alla risposta delle istituzioni. Questo fenomeno psicologico può influenzare la propensione di una persona ad adottare comportamenti difensivi.

 

Un’altra teoria rilevante è quella della deterrenza, che suggerisce che norme più permissive sulla legittima difesa potrebbero dissuadere i potenziali aggressori. Tuttavia, c’è il rischio che una legislazione più permissiva possa portare ad un aumento della violenza, poiché gli individui potrebbero sentirsi giustificati nel reagire in situazioni che non comportano un pericolo reale. Infatti, la deterrenza non sempre riduce la criminalità, soprattutto in contesti in cui armi da fuoco sono facilmente accessibili, e la percezione della minaccia è amplificata da fattori socioculturali.

 

La criminologia ambientale esamina come l'ambiente circostante influenzi la commissione di crimini. Se una persona percepisse la propria casa come un luogo sicuro, potrebbe sentirsi più incline a reagire con forza contro un intruso. Questo fenomeno si collega al concetto di "fortificazione dello spazio privato", in cui le persone cercano di rendere le loro abitazioni sicure, il che può influenzare la percezione della sicurezza. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che una maggiore violenza difensiva potrebbe portare a un'escalation dei conflitti familiari e a un aumento delle vittime.

 

La "teoria delle routine", un altro approccio criminologico, suggerisce che il rischio di crimine dipenda dall’interazione tra l'aggressore, la vittima e l'assenza di adeguati controlli. In questo contesto, l'ampliamento della legittima difesa potrebbe alterare tale dinamica, aumentando le possibilità di reazioni violente e modificando le strategie degli aggressori, che potrebbero adottare comportamenti più pericolosi per evitare di essere colpiti in una difesa.

Infine, l’analisi criminologica della legittima difesa si collega al concetto di "giustizia privata". In alcuni casi, un aumento della difesa personale potrebbe ridurre la fiducia nelle forze dell'ordine, portando le persone a cercare giustizia autonomamente e alimentando un ciclo di violenza difficile da contenere. La questione rimane aperta e continua a essere oggetto di studio per valutare le reali implicazioni della riforma sulla legittima difesa sia in Italia che all'estero.


  1. Implicazioni sociali e prospettive future

Le modifiche alla disciplina della legittima difesa, introdotte dalla legge n. 36/2019, hanno suscitato un ampio dibattito che ha coinvolto non solo gli esperti giuridici, ma anche l'opinione pubblica, suscitando una riflessione profonda sulle implicazioni sociali e culturali della riforma. La legge mira a rispondere a una crescente percezione di insicurezza da parte dei cittadini, che spesso si sentono vulnerabili di fronte a potenziali aggressioni, in particolare all'interno delle proprie abitazioni. Tuttavia, accanto ai benefici che tale riforma potrebbe portare, non mancano preoccupazioni riguardo al suo impatto sulla società e sul rischio che possa incentivare un uso improprio della legittima difesa, con l'aumento di episodi di violenza e giustizia fai-da-te.


Il contesto sociale che ha portato alla modifica della legislazione sulla legittima difesa è strettamente legato alla crescente sensazione di insicurezza che molti cittadini avvertono, alimentata anche dalla cronaca di episodi di violenza domestica e aggressioni avvenute in pieno giorno o addirittura all’interno delle proprie case. In risposta a questa crescente preoccupazione, la riforma ha introdotto misure che rendono più semplice per i cittadini reagire in situazioni di pericolo imminente, eliminando alcuni passaggi complessi che in passato avrebbero reso difficile dimostrare la legittimità della difesa.


Uno degli aspetti più rilevanti della legge è l'introduzione della presunzione di proporzionalità, che stabilisce che la difesa è considerata legittima senza dover provare la proporzionalità tra la minaccia e la reazione, se questa avviene all'interno della propria abitazione o in un altro luogo di privata dimora. In pratica, se prima una persona doveva giustificare non solo la necessità della difesa ma anche che non esistevano alternative non violente, ora non è più necessario dimostrare che la risposta difensiva fosse proporzionata al pericolo. Questo ha lo scopo di dare maggiore sicurezza alle persone, consentendo loro di difendersi con maggiore tranquillità, senza il timore di un lungo e complesso processo legale.


La sensazione di insicurezza è comprensibile, dato che, in molte situazioni, non è sempre possibile chiamare le forze dell'ordine tempestivamente e, soprattutto in contesti urbani con tassi elevati di criminalità, la paura può paralizzare o spingere a una reazione impulsiva. La riforma offre una risposta legale immediata a chi si sente vulnerabile, soprattutto all’interno delle proprie mura domestiche, aumentando la protezione giuridica per coloro che si trovano a dover affrontare situazioni di pericolo imminente. Per chi è stato vittima di attacchi, la possibilità di difendersi senza preoccuparsi di dover dimostrare la legittimità della propria reazione rappresenta una forma di rassicurazione.


Se da un lato la riforma risponde a una domanda di sicurezza crescente, dall'altro solleva legittimi timori riguardo al rischio che venga incentivata la cultura della giustizia fai-da-te, ovvero la tendenza dei cittadini a risolvere autonomamente i conflitti senza il ricorso alle autorità competenti.

 

La possibilità di utilizzare la forza in difesa della propria incolumità potrebbe spingere alcune persone a reagire in modo sproporzionato, anche in situazioni dove la minaccia non è concreta o immediata. L'esempio tipico è rappresentato da reazioni violente anche contro persone disarmate o in fuga, quando la situazione potrebbe essere risolta in modo meno drammatico.

Il problema principale è che, in momenti di alta tensione, la percezione del pericolo può essere distorta e portare a decisioni impulsive, non ponderate. La paura e l'incertezza possono generare reazioni esagerate, che non sono giustificate dal contesto o dalla reale gravità della minaccia.


Un caso emblematico potrebbe riguardare una persona che, percependo una minaccia durante un tentativo di furto, reagisce con violenza non necessaria, come nel caso di un commerciante che, pur trovandosi di fronte a un ladro disarmato, decide di difendersi sparando. In questi casi, la reazione non è più una difesa proporzionata, ma una forma di punizione privata, che può portare a gravi danni per l'aggressore o anche per l'individuo che si difende.


Il rischio è che, aumentando la legittimazione della violenza come risposta a qualsiasi forma di minaccia, le persone possano sentirsi autorizzate a reagire anche in contesti non giustificabili, come per esempio durante discussioni, tensioni tra vicini o in casi di conflitti familiari. Le situazioni di alta conflittualità tra conviventi, come nel caso di violenza domestica, potrebbero essere particolarmente esposte a interpretazioni distorte della norma.

Una legge che favorisce la reazione violenta, soprattutto se non accompagnata da una chiara definizione dei limiti, potrebbe aggravare la violenza in contesti già tesi e pericolosi.


Una delle questioni cruciali è come la giurisprudenza si evolverà nell'applicazione della riforma. La legge è volutamente ambigua, lasciando ai giudici il compito di stabilire caso per caso se la reazione sia stata effettivamente giustificata o meno. La giurisprudenza avrà un ruolo fondamentale nel determinare se la nuova norma porta a un'applicazione corretta e uniforme della legge o se, al contrario, contribuirà ad aumentare le disparità di trattamento tra i cittadini.


Una delle difficoltà principali riguarda l'incapacità di definire chiaramente dove finisca la difesa legittima e dove inizi l’abuso della forza. Le leggi attuali tendono a essere generali, lasciando ampio margine di interpretazione per i giudici. Ogni caso di legittima difesa deve essere valutato in modo specifico, considerando le circostanze in cui si è verificata la reazione e la percezione del pericolo da parte del difensore. Ma se le situazioni sono diverse tra loro, anche il giudizio giuridico potrebbe variare, creando confusione e incertezza tra gli stessi cittadini.

 

Il rischio è che una giurisprudenza troppo variegata possa minare la certezza del diritto. Se non vengono stabiliti dei principi chiari e uniformi, il rischio è che ci siano sentenze divergenti che determinano trattamenti ineguali a fronte di situazioni simili. Gli avvocati e i giudici dovranno trovare un equilibrio, che non solo rispetti il diritto di difesa, ma che tuteli anche la collettività da un uso improprio della violenza, cercando di applicare la legge con il massimo della prudenza e attenzione.

 

La legittima difesa è un diritto che ogni individuo dovrebbe poter esercitare, ma questo diritto deve essere sempre bilanciato dalla necessità di rispettare i principi fondamentali della giustizia e della proporzionalità.


La paura e la paura di subire danni fisici o psicologici sono fattori determinanti in molte situazioni di conflitto, ma queste emozioni non devono giustificare comportamenti violenti fuori misura. L’uso della forza, anche se in difesa di sé stessi, deve essere sempre valutato in base alla situazione concreta.

Ciò che una persona può percepire come una minaccia non sempre è effettivamente tale. La legge, pertanto, dovrebbe tutelare chi si difende, ma al contempo dovrebbe garantire che la reazione sia sempre proporzionata e giustificata.


Inoltre, è importante che le istituzioni, compreso il sistema giudiziario, lavorino per prevenire il fenomeno della giustizia fai-da-te. La fiducia nelle autorità competenti, nelle forze dell'ordine e nel sistema giudiziario deve essere preservata, poiché è proprio su questa fiducia che si basa il corretto funzionamento della società.

 

La legittima difesa non deve diventare una giustificazione per la violenza indiscriminata, ma deve rimanere un mezzo eccezionale per proteggersi da un pericolo reale e imminente.


In conclusione, la riforma del 2019 sulla legittima difesa rappresenta un passo importante per rispondere alla crescente domanda di sicurezza da parte della cittadinanza, ma è fondamentale che l’applicazione della legge venga monitorata attentamente e che la giurisprudenza lavori per garantire una sua applicazione equilibrata e giusta. Solo così si potrà raggiungere un vero equilibrio tra il diritto alla difesa e la protezione della sicurezza collettiva.


  1. Sitografia

 

Normattiva – Versioni aggiornate del Codice Penale Italiano, articolo 52 sulla legittima difesa.

 

Corte di Cassazione – Sentenze rilevanti in materia di legittima difesa.

 

Altalex – Approfondimenti giuridici e commenti sulla riforma della legittima difesa.


Gazzetta Ufficiale – Testo della Legge n. 36/2019 sulla legittima difesa.

 

Il Sole 24 Ore – Analisi economico-giuridiche sull'impatto della riforma.

 

Treccani – Definizioni e spiegazioni dottrinali su concetti come proporzionalità e grave turbamento.

 

Diritto Penale Contemporaneo – Articoli e studi sulla giurisprudenza post-riforma.

 

ISTAT – Dati statistici sulla percezione della sicurezza in Italia.

 

Eurispes – Ricerche sociologiche sul fenomeno della legittima difesa e la sua percezione pubblica.






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